La fangoterapia, chiamata anche lutoterapia, viene praticata solitamente nelle stazioni termali mediante applicazione di fanghi su tutto il corpo o su parti di esso.
Il fango consiste in una miscela di argilla con acqua termale: in questo modo l'argilla si "arricchisce" con i sali peculiari sciolti nell'acqua della fonte termale.
Per questo motivo le indicazioni terapeutiche di una sorgente termale sono valide sia per l'idroterapia sia per la fangoterapia.
Argilla e acqua devono rimanere a contatto abbastanza a lungo per permettere una buona impregnazione dell'argilla stessa con i sali minerali contenuti nell'acqua.
Questo processo si chiama "maturazione" del fango termale, durante il quale si realizzano i processi chimici, chimico-fisici e batteriologici caratteristici di ciascun fango. Per la legislazione italiana il tempo minimo prescritto, come abbiamo visto nel precedente capitolo è di sei mesi.
I fanghi vengono classificati sia in base alle loro caratteriatiche solide, sia in relazione a quelle dell'acqua utilizzata per l'impregnazione, che ne determina l'indicazione terapeutica.
A seconda della loro composizione, i fanghi vengono definiti in: solfurei, clorurati; salso-bromoiodici; arsenicali-ferruginosi; solfati e radioattivi.
L'azione trapeutica dei fanghi è dovuta alla loro composizione chimico-fisica, anche se risulta essere più importante lo stimolo termico che il fango stesso esercita sulla superficie corporea.
La temperatura ottimale è di 40-45° C e solo eccezionalmente si raggiungono temperature superiori. La durata dell'esposizione varia dai 20 ai 30 minuti; al termine, viene spesso prescritta una doccia-idromassaggio e un riposo sul lettino, con il corpo avvolto in coperte, per circa 30 minuti.
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